Bergonzoli Giulio

scultore pittore
Milano, 15 agosto 1822 - Milano, 22 (23) ottobre 1868

Frequenta l'Accademia di Brera dove è allievo di Pompeo Marchesi.

Nel 1866, realizza il monumento a Francesco Simonetta a Intra.

Nel 1867 partecipa all’Esposizione Universale di Parigi con Il gruppo in marmo Gli amore degli Angeli, viene acquistato dal conte d’Aquila.

Muore a Milano il 22 ottobre 1868 in età di 44 anni, la stessa rivista (L'Universo Illustrato) aveva pubblicato il disegno di quel capolavoro di scultura moderna che è gli Amori degli Angeli.


Giovane d’anni e di spirito (era nato a Milano nell’agosto del 22) il pittore e scultore Giulio Bergonzoli traeva dalla lettera orsiniana inspirazione per un monumento ch’era facile prevedere non sarebbe mai arrivato alla gloria del sole in qualche pubblica piazza. Correvano giorni difficili: fin le pareti delle case avevano orecchi per ascoltare e bocche per riferire; e il sospetto aveva scarpe di feltro per penetrare inaspettato dovunque. Né l’arditezza, né i pericoli che il soggetto presentava trattennero il futuro autore di quel gruppo Gli amori degli angioli che doveva assicurar fama al suo nome.

Quale egli lo vide nel suo fervore di patriotta, tale egli plasmò l’Orsini con indosso il camiciotto del condannato a morte, i piè scalzi, le mani congiunte dalla corda dietro la schiena e la testa fieramente levata in atto di sfida. Dopo aver saputo, arrischiare, il ribelle di Meldola voleva mostrare di saper anche morire. Ritto la bella figura sovra un tronco di piramide rappresentante la ghigliottina, un partito di pieghe interrompeva la rigidezza dello zoccolo. Erano le pieghe del velo nero onde in Francia usavasi coprire il capo ai parricidi: quel velo che fece dire celiando al Pieri mentre lo conducevano al supplizio: — “bei matti, vogliono anche camuffarmi come una civetta!„ Nella faccia anteriore dello zoccolo poche rame di quercia e di lauro s’intrecciavano ad una delle micidiali bombe cariche di fulminato di mercurio; e subito sotto la vaga ornamentazione leggevasi un brano della lettera che fece perdonare o almeno compatire il delitto dell’Orsini… “italiano, figlio di una patria che lo straniero opprimeva, avrei voluto soffrire quel che soffriste, avrei voluto spargere per lei il mio sangue…

Condotto in pochi giorni a termine il bozzetto in creta, dell’altezza di 80 cm. circa, il Bergonzoli lo gettava in gesso; quindi invitava pochi e fidati amici a vederlo. Chissà quanti fervidi voti davanti a quella candida figurina di agitatore! Chissà quante audaci speranze via per l’intime stanze destinate a studio! Poiché tutto in que’ giorni doveva giovar alla causa che appassionava i migliori, Giulio Bergonzoli pensò di mettere a immediato profitto anche l’opera sua; e, ricavata dal bozzetto a pena compiuto una forma buona, cominciò a trarre delle riproduzioni in gesso destinate alla vendita. Una riproduzione completa, figura e piedistallo, valeva 20 lire, e la sola figura 10. I denari passavano naturalmente al comitato che manteneva viva l’agitazione.

Fosse che le cautele intese a circondare tali vendite non si osservassero rigorosamente, o fosse per la denuncia d’un traditore riuscito a penetrare nel cenacolo, la polizia ebbe presto notizia del mercato; e nella glorificazione dell’Orsini ravvisando un reato politico arrestava il Bergonzoli. In pari tempo perquisiva lo studio di lui e sequestrava il bozzetto originale del pericoloso monumento. Come la moglie dell’artista seppe dell’arresto, spezzò la forma che aveva servito a diffondere il bozzetto stesso, mentre quasi tutti i possessori dei singoli esemplari la imitavano perché il solo possesso costituiva un fatto criminoso.

Era allora competente pei reati politici di tutto il Lombardo-Veneto il tribunale penale di Venezia; e a Venezia in fatti giunse sotto buona scorta lo scultore milanese per rispondere del delitto di “perturbata tranquillità dello Stato„ - con pochi chilogrammi di gesso ! - delitto passibile da uno a cinque anni di carcere duro.

Il processo, abbinato ad altri della stessa natura, ebbe luogo il 9 giugno 1859. Di contro al banco de’ giudicabili, ove sedeva il Bergonzoli, sorgeva, “corpo del delitto„ il bozzetto sequestrato, e di contro a’ giudici il difensore dell’artista, il dott. Deodati: un bel tipo di avvocato veneziano, che subì due volte la prigione per affari politici, ed è adesso senatore del Regno. Memore forse dell’impressione che Iperide - un collega di ventitré secoli fa - produsse negli areopagiti vantando la sovrana bellezza di Frine, egli svolse la tesi che l’opera incriminata del Bergonzoli era troppo bella perché potesse riescir di danno al suo autore. Infatti lì vicino il bianchissimo bozzetto scintillava in piena luce, e pareva dicesse tante cose… Avrebbe il Bergonzoli compiuta opera coi perfetta, se in cambio di obbedire a un’alta ispirazione artistica avesse voluto limitarsi a manifestare i suoi sentimenti patriottici? La tesi, per que’ tempi e in quelle circostanze, era veramente ardita; e per sostenerla il difensore introdusse quali periti i due valenti scultori Zandomeneghi (autore del monumento a Tiziano) e Luigi Ferrari morto da poche settimane, ed essi concordi portarono alle stelle il bozzetto del Bergonzoli. Un po’ il classico ricordo d’Iperide, e molto il romoreggiare del cannone di Magenta, indussero i giudici ad assolvere l’artista. Il procuratore di Stato non fu niente affatto contento della sentenza, tant’è vero che interpose appello; e intanto mutati gli umori in seguito ai preliminari di Villafranca, il Bergonzoli veniva condannato a vari mesi di carcere. Ma ormai il temporale era scoppiato; bastava saperne attendere gli effetti; e per guadagnar tempo il difensore appellò a sua volta contro la nuova sentenza. Avvenuta la conclusione del trattato di Zurigo, la Corte suprema mandava assolto il Bergonzoli perché diventato, in forza del trattato stesso, suddito sardo.

Allorché il valente artista, autore fra altro del monumento a Francesco Simonetta che sorge ad Intra- si presentava al proprio difensore pel compenso, si sentiva rispondere che gli avvocati di Venezia non usavano percepire compensi pecuniari per le cause politiche. Non usavano! O non sembra tornare indietro di mille anni? Se mai egli, Deodati, sarebbe stato lieto di possedere il bozzetto incriminato. Il Bergonzoli acconsentì, ma viceversa il tribunale oppose un deciso rifiuto a restituire il corpo del delitto.

Festina lente.... e venne il 1866.

Memore del bozzetto ch’era stato oggetto di tante commozioni pei cospiratori e di tanti grattacapi per la polizia, l’avvocato Deodati rinnovava allora la dimanda al tribunale penale di Venezia; ma gli fu risposto risultare dai registri della cancelleria essere il bozzetto, come di dovere, andato distrutto. Figurarsi se quel gesso che scottava poteva essere conservato! Persuaso però che non sempre i registri, allora come oggi, dicessero il vero, l’avvocato iniziava diligenti ricerche nei magazzini del tribunale; e in fatti riesciva a trovarlo, coperto di belletta in causa della famosa alta marea del 15 gennaio 1861 che aveva allagato le vie e i magazzini di Venezia. Anche così sporca, la realistica figura del Bergonzoli parlava lo stesso al cuore; anche contaminata nel suo primitivo splendore rivelava il gagliardo ingegno di chi l’aveva modellata sfidando i pericoli della galera riservata ai sognatori di libertà.

Occorse un ordine del guardasigilli d’allora, il Borgatti, perché il Deodati potesse ritirare e far suo l’avventuroso gesso poco prima che il Bergonzoli morisse, - il che avvenne il 23 ottobre 1868.

A. Centelli. (1894 - A. Centelli, Un monumento a Felice Orsini, L'Illustrazione Italiana, Milano, Anno XXI - 2° semestre, pp. 102/103).


Bibliografia:

1867 - Conte Giuseppe Caccia, L’Esposizione Universale, Lettera Nona, Parigi, agosto, Milano, L’Emporio Pittoresco, Milano, n. 155, p. 516.

1867/1868 - Belle Arti, L’Universo Illustrato, Milano, Emilio Treves, vol. II, 1867/1868, pp. 178, 871, 873 (ill.).

1868 - Necrologia, Milano, L’Universo Illustrato, n. 5, 1 novembre, p. 78.

1894 - A. Centelli, Un monumento a Felice Orsini, L'Illustrazione Italiana, Milano, Anno XXI - 2° semestre, pp. 102/103.

2003 - Alfonso Panzetta, Nuovo Dizionario degli Scultori Italiani dell’ottocento e del primo novecento, volume I, A-L, Adarte, p. 85.

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